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Volume 8 (2002) No. 1

Jeffrey Kurtzman and Linda Maria Koldau

Trombe, Trombe d'argento, Trombe squarciate, Tromboni, and Pifferi in Venetian Processions and Ceremonies of the Sixteenth and Seventeenth Centuries

Document 9: The Seven Symbols of the Doge. From Francesco Sansovino, Venetia, città nobilissima et singolare, descritta in XIIII. Libri . . . nella quale si contengono tutte le guerre passate, con l'attioni illustri di molti senatori, le vite de i principi, & gli scrittori Veneti del tempo loro, le chiese, fabriche, edifici, & palazzi publichi, & privati, le leggi, gli ordini, & gli usi antichi, & moderni, con altre cose appresso notabili, & degne di memoria; con aggiunta di tutte le cose notabili della stessa città, fatte, & occorse dall'Anno 1580, fino al presente 1663 da D. Giustiniano Martinioni . . . In Venetia, appresso Steffano Curti, MDCLXIII. (reprint ed., Venice: Filippi Editore, 1968), 479–80.

Alle preminenze date & concedute, ò per legge, ò per uso a questo honorato personaggio [the Prince], fu aggiunto, che nelle sue andate publiche nella Città, per ordine dell'anno 1327. fosse accompagnato da i Consiglieri, da i Capi di quaranta Criminali, da i Capi de i Signor Dieci, da i Savi del Consiglio, da gli Avogadori, da i Procuratori di San Marco, & da certi altri Magistrati compresi dalla predetta legge.  Ma nelle private, fu stabilito, che havesse in compagnia per lo meno quattro Consiglieri con i Capi di Quaranta, & altri suoi famigliari.  Percioche è convenevole ch'egli, al quale sono stati conceduti tanti ornamenti da i Principi esterni, & dalla Republica, la cui maestà egli rappresenta con la persona, habbia debita accompagnatura di huomini tutti di panni lunghi, & senza arme, con manifesto inditio, che il vero Dominio debba esser volontario, & per amore, & non violento, & con tema.  Andando adunque in trionfo, & con solennità, porta con lui fra l'altre, sette cose degne di consideratione, & dimostratrici [sic] della sua molta eccellenza.  Le quali egli hebbe da i primi Principi del mondo, cioè da i Pontefici, & da gli Imperatori.

La prima è un drappello di otto Stendardi di seta, lavorati à oro, i quali gli furono donati da Papa Alessandro.  Conciosia che havendolo il Ziani accompagnato à Roma insieme con l'Imper. Federigo, il popolo Romano uscì loro incontro con trombe & stendardi, onde il Papa volle che l'una cosa & l'altra fosse del Principe, & de suoi soccessori, per eterna memoria della cortesia ricevuta dalla Republica poi ch'ella lo haveva cosi religiosa & valorosamente difeso.  Questi gli precedono à due à due, & sono di quattro colori diversi, cioè due bianchi, due rossi, due turchini, & due pavonazzi.  I bianchi hanno significato di pace, i rossi di guerra, i turchini di lega, & i pavonazzi di tregua.  Et si portano con quest'ordine, che se la Republica ha pace, i bianchi vanno dinanzi a gli altri sei, se guerra, i rossi, se lega i turchini, & se tregua i pavonazzi sono i primi ad esser portati.

Significano parimente Imperio assoluto senza alcuna superiorità.  Percioche i Principi liberi, & non dependenti dall'altrui arbitrio, tengono su le piazze publiche gli stendardi diritti, & aperti, si come affermano i Legisti in diversi trattati, & come si vede in più luoghi, & si dimostra da i nostri per i tre stendardi di Piazza.

La seconda sono le trombe d'argento, le quali nel principio furono quattro, ma l'anno 1289. se ne aggiunsero due, & furono al peso di 24. marche, & l'anno 1318. si fecero di 30. marche per maggior degnità.  Erano altre volte di lunghezza come le trombe comuni, ma Nicolo Marcello le ridusse al termine che elle sono al presente.

La terza fu un bianchissimo torchietto, chiamato Cero.  Questo è portato da un Cherico [sic] vestito di pavonazzo ò di rosato, & dimostra l'assenso del Papa, allora che il Principe gli promesse di procurar la pace per lui, nel qual proposito il Dandolo scrive, Cui Dux zelo fidei accensus, se & subditos offerens, de procuranda pace requisitus, Papa, Duci consensum prebuit.  Tunc in huius oblationis memoriam, cereum dealbatum Duci & successoribus, congruis solemnitatibus, deportandum contulit.

Dimostra anco la patronia del Principe nella Chiesa di San Marco.  Percioche piacque alla Republica, che quella Chiesa edificata con la propria facultà, da i primi Dogi che portarono, & fermarono il Trono Ducale in questa Città, fosse (assentendo à ciò con diverse gratie, diversi Pontefici) loro capella particolare, & vi havessero (come in cosa propria) assoluta auttorità.  Et però egli vi mette il Primicerio, vi elegge 24. Cappellani che hoggi si chiamano Canonici, vi lascia un pallio d'oro per l'Altar grande, vi appicca dopò la morte il suo Scudo con la sua insegna, vi ordina, se cosi gli pare, la sepoltura, & finalmente vi fa diverse altre operationi, che per hora lascieremo di ragionare.

La quarta è lo Stocco con gli sproni d'oro havuto quasi nel primo principio del Dogati da gli Imperatori Greci à i quali i Principi Veneti conseguirono diverse degnità, & titoli illustri, come si dirà più innanzi, & poi confermato dal Papa.

La quinta è la Sedia ò seggio, che si dica.  La quale oltra che nelle sacre lettere, significa stabilità, & fermezza, è anco segno di degnità, & preminenza, poiche il Signor siede, & che il suddito stà in piedi alla presenza sua.  Percioche, secondo Baldo in l. quoties C. ubi Senatores, & tutti gli altri Legisti, colui che siede, è in più segno di honore, che non è colui che non siede.  Et questa Sede egli hebbe dal medesimo Papa.

La sesta furono i guanciali, chiamati communemente Cusini, dimostrativi di riposo, perche per l'ordinario si mettono su le Sedi, per ornamento, & per commodo de i Signori.

La settima fu l'Ombrella, datali dal predetto Pontefice.  Percioche essendo giunti in Ancona per andare à Roma, presentate due ombrelle da gli Anconitani, l'una per il Pontefice, l'altra per l'Imperatore, allora il Papa fece portar la terza & disse. Deferatur tertia, Duci Venetiarum, cui merito congruit, qui nos ab æstu turbationis liberans, in refrigerio pacis posuit, quod bene Umbrella significat, in cuius rei memoria, Duces Venetiarum volumus in suis solemnitatibus uti, cosi scrive il Dandolo nel x. libro. & cosi comandò che si portasse la terza al Principe, accioche essendo ella segno di refrigerio, come esso dice, si dimostrasse in perpetuo, per le fatiche fatte per lui, qual fosse stato l'animo pronto, & ardente della Republica Venetiana, per mantenimento della religione, contra si grand'avversario.

Volle oltre à ciò, che fosse honorato come Rè, poiche il Papa, l'Imperatore, & i Rè consacrati & unti, caminano, quasi come cosa sacra, sotto l'Ombrella.  Il quale honore senza alcun dubbio lo rende simile à i Rè.

[Brackets added by authors.]

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